Geboren in Südtirol zu Beginn der Siebziger. Habe mich nach der Matura in gänzlich italienischen Städten aufgehalten und schreibe seither in Italienisch, aber nicht ausschließlich und auch nicht unbedingt für immer. Diplomiert an der Kunstakademie, sehe ich mich als zeitgenössische Künstlerin, die sparsam mit Bildern umgeht; ihr Lielblingsmaterial: die Wörter; Vetreterin der Arte Poverissima. Hatte das Glück, ein paar Jahre in arabischen Ländern zu leben und andere in einem der wenigen, das noch nicht von fb erreicht wird. Zurzeit (2020) wohne ich im Burgrafenamt (BZ). Warum? Weil, wie die Inder wissen, der Mensch plant und Gott lacht.
Habe einen Hang zu mehrsprachigen Büchern (it./dt. oder it./arab.), zu sogenannten Künstlerbüchern (siehe annehmbare Definition auf Wiki) und ihrem Übergang zur Literatur. Bemühe mich aktuell um das Werden eines Romans.
troebingerclaudia@outlook.it
Bibliografie:
Perché studio l’arabo? لماذا أدرس العربية؟ / Retina / 2020
Wer ohne Auto ist, könnte er heute sagen, der werfe den ersten Stein / Kulturelemente/ März 2019
Come il pane كالخبز / Editore PulcinoElefante / 2014
Il saluki e la gazzella السلوقية والظبي / Selbstdruck / 2013
senza amiche, io?!
i fiori sono le mie amiche
senza amici?
senza amici.
pochi fratelli?
io?
le rondini sono i miei fratelli
quando sono triste
chi mi consola
lo fa senza abbracciarmi
senza una carezza
senza toccarmi con un dito né guardarmi
quando mi sento sola
mi dico
che o sono solo
o non sono sola
230407 Tunis
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(per Ina)
wer ist glücklicher
ich
oder meine Wäsche
die im milden Frühlingsabendwind weht
im Abendfrühlingswind
im Wind
weht
?
oder ich?
Nur für eine Nacht
oder zehn möchte ich meine Wäsche sein
und wehen
und die Sterne sehen
und wehen und
und die Sterne sehen
und wehen und die Sterne sehen
und schlafen.
300407 Tunis
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mein gesicht ist ein buch, in dem kaum jemand liest
praktisch unsichtbar bin ich und werde
von den unsichtbaren gesehen
von guten, starken, ruhigen und leisen männern, die einen langen weg hinter sich haben
sie bemerken mich und lesen in mir und fühlen mich und mit mir
ohne mir ins gesicht zu sehen
und mir geht es mit ihnen genauso
kein blick ist so leicht wie der ihrige
حمدًا
حمدًا
حمدًا
mein gesicht ist ein großmaschiges netz
die seltenen fische, die sich darin verfangen, gehören zu den größeren
sie bleiben bei mir gerade so lange, wie ich brauche, sie zu befreien
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لا أعرف هل تجد الجنة
لكنني أعرف أين هي
الجنة حيث عاهد وإسماعيل وزكريا ومحمد يلعبون إلى الأبد على الشاطئ
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210714
Non so se esiste il paradiso
ma so dov’è:
Il paradiso è dove Ahed e Ismail e Zakaria e Mohammed giocano sulla spiaggia per sempre
.
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Da:
Perché studio l’arabo?
Ottantotto risposte
Fra tutte le rivoluzioni della storia quella di Nicolò Copernico è la mia preferita:
Alla fine del medioevo europeo quest’astronomo polacco scrisse un libro che spiegò alla gente che il nostro pianeta non si trova al centro dell’universo - e quindi neanche l’uomo. Questo rese superato l’assioma della chiesa cattolica che aveva preso la presunta centralità umana nel creato cometestimonianza del suo esserne l’apice. Non è attorno a lui che tutto gira, ma é lui che gira – insieme con una parte del tutto - attorno al sole.
Ora ci vorrebbe qualcuno che spiegasse che neanche il cosiddetto Occidente si trovi al centrodell’universo, che non tutto gira attorno a lui.
Ci sono ragazzi che amano i libri e li raccolgono finché quelli che hanno possono essere giàconsiderati una piccola biblioteca ed essere ordinati in qualche maniera. Ma in quale maniera? C’è chi li mette in ordine alfabetico per autori o chi in ordine cronologico per l’anno d’uscita. C’è chi liordina per argomenti o raggruppa quelli scritti da autori del medesimo segno zodiacale (o forse nonc’è, ma ci potrebbe essere). C’è chi usa una volta un sistema e una volta un altro.
Ci sono ragazzi che li ordinano per paesi, poi guardano il proprio atlante e poi riguardano la biblioteca e si rendono conto che di tantissimi paesi, continenti interi, non possiedono esemplare alcuno, mentre la grande maggioranza di quelli che hanno provengono da una parte del mondo soltanto –questa parte potrebbe includere il paese dove si è nati, ma non necessariamente è così. E ci sono ragazzi per i quali a questo punto è lampante che indipendentemente dalla quantità dei libri della quale dispongono, finché provengono da una parte del mondo soltanto non possono veramente familiarizzare con il resto.
Prendiamo una sfera, piccola coma una palla da tennis, un canederlo*, un’arancia ecc., ma trasparente, diciamo di plexiglas. Uno strato di carta rotondo al suo interno la separa in due parti uguali.
Ora sulla sfera di plexiglas disegniamo delle stelle – ecco fatto: dimensione a parte è così che gli europei fino alla fine del medioevo, cioè fino a Colombo e Copernico, si immaginavano la forma del nostro pianeta (lo strato di carta!) e la disposizione dei corpi celesti che lo circondavano.
Esiste un’incisione, anzi credo si tratti di una litografia, che raffigura Copernico inginocchiato su questo “strato di carta” che con la testa però buca la sfera trasparente con il suo strato di stelle. Libero ecurioso guarda fuori e vede espandersi davanti ai suoi occhi uno spazio infinito e infinite altre stelle.
Chi cresce oggigiorno in Europa cresce in una cultura eurocentrica, o meglio nordamerican- eurocentrica: è di queste parti del mondo che in gran parte ci limitiamo a studiare la storia; è per la stragrande maggioranza dei casi di queste parti del mondo che studiamo le lingue, è di queste parti del mondo che leggiamo i libri e vediamo i film. Gli attori, le attrici, le modelle dei quali seguiamo le vicende anche private provengono sempre da queste parti del mondo. La maggior parte di ciò che esce dalle nostre radio e ci sommerge dalle nostre televisioni, è di queste parti del mondo – anche se siamo inpossesso di una parabolica! Persino all’interno della gigantesca, labirintica rete la maggior parte degliusufruitori si trova a navigare sempre negli stessi mari – sempre entro i confini delle nostre conoscenze linguistiche. È di queste parti del mondo che ci arrivano indicazioni (abbastanza precise) su comevestirci. È’ la musica di queste parti del mondo che – per pura abitudine – suona famigliare alle nostre orecchie. È nella musica di queste parti del mondo che esprimiamo i nostri sentimenti o lasciamo che qualcun altro per delega lo faccia per noi. È nella musica e quindi nei ritmi e nelle melodie di queste parti del mondo che i nostri sentimenti viaggiano come barche in canali prestabiliti. Se sappiamo qualche poesia a memoria, è assai probabile che provenga da queste parti del mondo. Sono le immagini, statiche o in movimento che siano, che provengono da queste parti del mondo o da fotografie altri manipolatori dell’immagine di questa parte del mondo che condizionano il nostro senso del bello. Sono i film di questa parte del mondo che ci raccontano le storie, ci dicono chi è il buono e chi ilcattivo, come dovrebbe svolgersi l’innamoramento, che sapore e tempi dovrebbe avere, che ci intrattengono e ci conciliano il sonno.
In conseguenza è ciò che proviene da queste parti del mondo che percepiamo come “normale”, “appartenente alla nostra cultura”, “vicino”, facilmente “amico” e ciò che ne sta al di fuori ci risulta “non normale”, “strano”, “straniero”, facilmente “nemico”, “esotico”, “etnico” ecc.
Bene. Fin qui tutto bene.
Secondo me ci vorrebbe qualcuno che ricordasse alla gente la splendida frase del mistico e matematico cristiano tedesco Nicola Cusano (Nikolaus von Kues, Nikolaus Cusanus) che dice che in uno spazio infinito il centro è dappertutto e da nessuna parte.
Ora, se uno di quei ragazzi che dicevo prima, che ordina i suoi libri per paesi e non si accontenta delle evidenti lacune, si mette a studiare una lingua extraeuropea – e con questo, se sta un po’ attento, unmodo di pensare che lo sia altrettanto – allora forse in lui si tratta di una persona che, come Copernico, con il proprio modo di vedere sa sfondare i gusci di plexiglas. Forse è una di quelle persone alle quali è dato guardare dove gli altri non guardano e vedere dove e come e cosa gli altri non vedono.
Forse è uno che accetta la fatica di non dare niente per normale. Perché il normale non è altro che ciò cui si è abituati. E il fatto che qualcosa sia percepita come normale ovviamente non significa che sia anche giusta – per quanto spesso i due termini si confondano.
Io sono sicuramente una di quelli che ordinavano i libri per paesi e notavano che c’è qualcosa che non andava.
*specialità culinaria austro-ungarica